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Verona Fedele, domenica 5 settembre 2010
La crisi economica porta in auge la Dottrina sociale della Chiesa, in politica c'è sentore di grandi cambiamenti
Cattolici: tanta voglia di ritornare protagonisti

Pubblicato martedì 21 settembre 2010

[Mons. Michele Pennisi, Claudio Gentili e Mons. Adriano Vincenzi al tavolo dei relatori]

In economia, inseguito alla crisi, sono stati rispolverati valori come l'etica, la centralità della persona, la responsabilità sociale delle imprese: temi che rientrano negli insegnamenti della Chiesa e che sono stati ribaditi dal pontefice anche nell'enciclica Caritas in veritate.

Se l'economia ha "riscoperto" il mondo cattolico, una cosa simile potrebbe avvenire anche per la politica? Le recenti difficoltà del sistema politico italiano - vedi l'uscita di Fini e finiani dal Pdl - ha dato un po' di fermento, aprendo degli spiragli di cambiamento. Difficile fare pronostici, ma intanto i politici di estrazione cattolica si preparano a possibili sviluppi: molti auspicano la formazione di un grande partito di centro, che potrebbe realizzarsi con un nuovo sistema elettorale.

Tali riflessioni saranno affrontate - insieme ad altre questioni urgenti sulla crescita del Paese - a Reggio Calabria, dove dal 14 al 17 ottobre si terrà la 46esima Settimana sociale dei cattolici italiani. Ma un anticipo su questi temi si èavuto dal 27 al 29 agosto scorso in Trentino, a Sfruz (Val di Non), dove la fondazione Giuseppe Toniolo ha organizzato un seminario nazionale per "Conoscere, approfondire, attualizzare la Dottrina sociale della Chiesa".

Qui si sono dati appuntamento un'ottantina di persone, tra esponenti di istituzioni, fondazioni e banche, ma pure uomini politici (ad esempio, l'ex Cisl Savino Pezzotta), sindacalisti, imprenditori e studenti cattolici; persone impegnate in differenti ambiti della società, unite però dalla condivisione dei principi della Dottrina sociale.

C'era quindi una nutrita rappresentanza di cattolici appartenenti a specifici gruppi di formazione, come le "Scuole diocesane di politica" o i "Circoli della Dottrina sociale della Chiesa" (ormai una cinquantina nel territorio nazionale). Laboratori, questi, in cui si approfondiscono gli insegnamenti del magistero della Chiesa e alla luce di essi si realizzano percorsi concreti, volti a formare la classe dirigente. «La tre giorni di Sfruz - spiega mons. Adriano Vincenzi, presidente della Fondazione Toniolo - è stata un'occasione per confrontare i risultati del cammino compiuto finora nelle varie realtà territoriali e per fare il punto sul contributo che i cattolici possono apportare al tessuto economico e politico nazionale».

Economia, crisi e bene comune

L'analisi, nel fine settimana trentino, si è soffermata anche sulla crisi economica, un evento; che ha rimarcato la necessità di un'economia capace di contemplare la dimensione etica: il mercato non deve essere luogo di sopraffazione, teso solo alla ricerca del profitto. «Bisogna considerare prima di tutto l'uomo, riscoprendo il valore del dono e dando spazio alla dimensione della gratuità», ha sottolineato mons. Michele Pennisi, vescovo della siciliana Piazza Armerina. I cattolici sono chiamati a contribuire ad uno sviluppo economico che vada in questo senso. «Dobbiamo rimboccarci le maniche ed essere presenti nella vita sociale ed economica, seguendo i quattro principi indicati dalla Dottrina sociale della Chiesa: la persona, il bene comune, la sussidiarietà e la solidarietà», ha spiegato Claudio Gentili, direttore della rivista La società.

Alcuni esempi di attuazione di tali concetti sono stati portati dai rappresentanti di diverse società, ispirate nei propri statuti al magistero ecclesiastico. Come Cattolica Assicurazioni, il cui presidente Paolo Bedoni ha ricostruito il particolare momento di difficoltà vissuto a metà del decennio dalla compagnia. «In quel periodo Cattolica è entrata in crisi; rischiando di snaturarsi e di dimenticare l'ispirazione ai valori cattolici voluta dai fondatori», ha detto Bedoni. Cattolica, dovendo muoversi in un mercato competitivo e globalizzato, era entrata in Borsa e aveva acquisito nuovi soci. «Così, pur crescendo economicamente, stava perdendo l'identità e il rapporto con il territorio - ha spiegato il presidente -; la crisi siè risolta rimarcando proprio quell'appartenenza al mondo cattolico, che è un valore aggiunto».

Di simile parere anche Diego Schelfi, presidente della Cooperazione Trentina. «Bisogna sviluppare la mutualità e la solidarietà ponendo sempre l'individuo al centro», ha aggiunto il presidente, precisando che in Trentino la formula cooperativa è assai diffusa (metà dei 500mila abitanti sono soci di cooperative). Avendo nella persona il metro dell'agire, queste realtà hanno rivolto la propria attenzione anche ai soggetti più bisognosi, attraverso la concessione di finanziamenti. «Per esempio, in questo periodo di difficoltà per le piccole imprese e per le famiglie - ha spiegato Enzo Rocca, vicedirettore del Credito Valtellinese - abbiamo avviato numerose forme di microcredito nel territorio italiano». Iniziative incoraggianti, specie alla luce della situazione economica attuale. «La crisi non è ancora passata - ha avvisato il prof. Paolo del Debbio -. L'Italia ha dimostrato che l'impresa regge anche in presenza di un governo che non può diminuire la pressione fiscale, ma non si può andare avanti con il freno a mano tirato: ci vogliono interventi mirati per permettere la ripresa». La crescita è legata anche all'investimento e alla formazione delle generazioni più giovani.

«Un'agenda di speranza per il futuro del Paese»

Proprio i giovani sono una delle priorità su cui si gioca il futuro dell'Italia. I problemi che ruotano attorno ad essi - abbattere le barriere che li ostacolano, slegare la mobilità sociale, guardare al merito nella scuola, rivedere i finanziamenti alle Università, ridurre le barriere d'accesso alle professioni - sono racchiusi nel documento preparatorio alla prossima 46esima Settimana sociale dei cattolici italiani. Un testo, analizzato anche a Sfruz, in cui sono affrontati temi caldi per lo sviluppo del riostro Paese nel perseguimento del bene comune.

Questa "agenda di speranza" individua le questioni prioritarie da affrontare, raggruppate in cinque grandi ambiti: «Intraprendere, educare, includere le nuove presenze, slegare la mobilità sociale, completare la transazione istituzionale». Domande concrete e definite, che nella sfera dell'intraprendere comprendono il sostegno alla crescita delle imprese e allo sviluppo del mercato del lavoro (con la riduzione di precarietà e privilegi, e l'aumento della partecipazione, della flessibilità e dell'eterogeneità). Inoltre viene sottolineata la necessità di politiche che sostengano le famiglie con figli e che ridistribuiscano la pressione fiscale, spostandola dal lavoro e dagli investimenti alle rendite.

Per quanto riguarda poi l'ambito dell'educare, la riflessione è incentrata sull'emergenza educativa: ad esempio, come dare più strumenti a scuola e famiglia per portare avanti il loro ruolo formativo. Il filone dell'inclusione degli immigrati, invece, propone una seria riflessione sulla gestione dei flussi migratori, in modo da garantire l'accoglienza; altro tema è il riconoscimento della cittadinanza ai figli di stranieri nati in Italia.

Infine, l'agenda contempla anche la politica, con l'adeguamento delle istituzioni affinché si completi una transizione istituzionale ispirata ai criteri di responsabilità e sussidiarietà; a Reggio Calabria si parlerà anche di questioni come federalismo e legge elettorale.

Tanti argomenti da affrontare subito per gettare le basi del futuro. Perché la responsabilità per il bene comune riguarda tutti e i cattolici sono chiamati a fare la propria parte.